Il benessere dei figli parte dal benessere delle mamme. (il mito della mamma perfetta).
a cura di Melissa Gil Sanjines
Sapevate che in passato gran parte dei decessi dei minori era dovuto ai maltrattamenti e al
disinteresse di chi avrebbe dovuto occuparsene? Parliamo di qualche secolo fa, quando i neonati
erano prevalentemente affidati a balie mercenarie che attuavano metodi di allevamento poco
amorevoli. L’allattamento delle madri biologiche diventò una pratica normalizzata solo alla fine del
Settecento. Tuttavia, tale iniziativa non divenne comune tra le neo-mamme per spontaneo
sentimento materno, bensì a seguito della diffusione dell’epidemia di sifilide scoppiata in quei
tempi. Da un lato molte balie furono private della possibilità di continuare la propria mansione,
dall’altro lato si credeva che il latte materno potesse proteggere il lattante dalle malattie. I benefici
principali dell’allattamento che, inizialmente erano legati a questioni di protezione biologica, si
sono presentati anche sul piano psichico. Le madri sperimentavano una nuova forma di scambio
privilegiato con il proprio bambino, il sentimento e il legame risultava essere differente rispetto a
quello che il bambino poteva instaurare con altre figure femminili. Oggi è possibile affermare che il
sentimento materno non è esattamente un vero istinto, bensì una costruzione progressiva. Vi sono
mamme più propense a lavorarci subito dopo aver scoperto di essere in dolce attesa, altre
mamme hanno, invece, bisogno di più tempo per entrare psicologicamente in quella nuova realtà
che cambierà per sempre il loro modo di percepirsi. Eppure una volta costruito e maturato un
sano sentimento materno, tale non subisce variazioni in base alle emozioni che una mamma può
provare durante la maternità e l’accudimento dei figli.
Se sei una mamma che ama incondizionatamente il suo bambino, ti sarà forse capitato di avere
pensieri, sentimenti o comportamenti contraddittori al tuo sentimento materno, al punto di
chiederti: “Sono ancora una buona mamma?”.
Il ruolo di madre è cambiato radicalmente dai tempi in cui madre era colei che semplicemente
partoriva, a oggi in cui madre è la persona che deve occuparsi dei figli a 360 gradi senza dover
mai mostrarsi in crisi. Nella nostra società si tende a credere che, per il semplice fatto di aver
partorito, una donna debba saper fare da madre per istinto, come se fosse una capacità innata.
Ebbene, non è assolutamente così. La società infligge da decenni l’idea che una donna, diventata
madre, debba essere perfetta nell’accudire, educare e dare sostegno nello sviluppo emotivo del
proprio bambino. Attualmente, nel 50% dei casi una madre sviluppa o presenta già una sofferenza
emotiva o psicologica che spesso non vengono riconosciute, nonostante i frequenti contatti con i
servizi ospedalieri. Senza entrare nella sfera dei possibili disturbi mentali che possono colpire le
mamme (es. depressione post-partum), restiamo su un fenomeno che distrugge le sue vittime in maniera sottile e impercettibile: il mito della mamma perfetta. Si definisce mamma perfetta colei
che non agisce in base ai suoi sentimenti e ai suoi giudizi, ma secondo l’immagine di quello che
deve essere una buona madre, costringendo se stessa a fare sempre di più a causa della
sensazione di non essere mai abbastanza. Diversamente dal risultare benefica, la madre che tenta
di essere perfetta risulta essere una figura terrificante e tossica.
Dunque, chi sono queste mamme perfette? Si tratta di donne che spesso portano dentro un
trauma o un lutto irrisolto e fanno fatica a dare un senso alla propria vita al di là del proprio ruolo
di madre. Per essere un buon genitore non è necessario aspirare all’onnipotenza, basterebbe
avere un buon equilibrio. Il mito della mamma perfetta si è radicato nella società odierna perché
molte hanno aderito all’immagine sociale che ricoprono e, qualora entrino in crisi, tendono a
camuffare le proprie debolezze iper-compensando i propri errori. Tale mito cadrebbe se si
accettasse che fare il genitore non è una strada in discesa. Durante la gravidanza si tende a
idealizzare il proprio bambino e il rapporto che si instaurerà con loro. Gran parte delle volte la
realtà si presenta molto diversamente da quanto si immaginava. I ritmi di vita, le abitudini e le
priorità cambiano. Entrando nella genitorialità la coppia si promette collaborazione e sostegno
reciproco. Purtroppo c’è spesso la tendenza delle madri a fare di più rispetto al padre per
compensare l’inesperienza del partner, lasciandolo di conseguenza come una figura di contorno.
Tuttavia, ricordiamo che il sentimento materno non comporta conoscenze innate o più
conoscenze rispetto a quelle che può avere un padre. E’ così che prende forma nella coppia la
figura della madre perfetta, che tende a mostrarsi efficiente in ogni situazione per paura del
giudizio. Facciamo degli esempi: è una mamma perfetta colei che trascura se stessa per dedicarsi
completamente al bambino, colei che non condivide le responsabilità con il proprio partner, colei
che piuttosto che chiedere aiuto sacrifica il proprio benessere fisico e psicologico. Dunque cosa
succede quando non riescono a nascondere la propria inadeguatezza o incapacità? Entrano in
gioco sentimenti contrastanti come la rabbia, l’aggressività, il senso di autorità e l’inevitabile
frustrazione se le cose non vanno come comandato. Ci sono mamme che raccontano di aver
desiderato di scappare di casa o addirittura mamme che nascono i coltelli da cucina per paura di
fare qualcosa al proprio bambino. E’ così che la figura materna diventa fonte di terrore per il
bambino, inevitabilmente una mamma perfetta pretende perfezione anche dal proprio figlio.
Rispetto alle conseguenze sul benessere del piccolo, i bambini che crescono in una situazione
familiare come quella presentata si trovano in una relazione di attaccamento distorta, poiché i loro
bisogni non sono in sintonia con quelli della mamma, tenderanno a difendersi dalla figura che
tecnicamente dovrebbe solo proteggerli.
I meccanismi mentali della mamma perfetta nascondono una bassa autostima, insicurezza e
mancanza di riconoscimento dei propri limiti. A lungo andare, è possibile che il figlio manifesti un malessere o, nei peggiori dei casi, un disturbo mentale come conseguenza dell’esposizione a tali
meccanismi. Dunque per prenderci cura dei bambini è più che necessario prenderci cura delle
mamme. E’ di grande aiuto saper fermare le mamme e dar loro sostegno quando stanno
perdendo il controllo. Fermarle bene, con fermezza, empatia e comprensione. Questo
generalmente è il ruolo dei papà che protegge la coppia mamma-bambino e la triade familiare. E’
importante non far sentir male la mamma per gli agiti aggressivi contro il bambino, sbagliare è
normale, ma rendersi consapevoli che l’aggressività non beneficia nessuno è una grande svolta.
Ricordiamo, inoltre, la tendenza a dare consigli (es. da parte di nonni, zii). Spesso i consigli le
fanno sentire più inadeguate, sono una sottile forma di critica nei confronti di qualcuno che cerca
di fare del proprio meglio, cadendo e rialzandosi. Al posto di un consiglio è più efficace prendere
atto. Tra dire: “il bambino piange sempre perché non lo porti mai all’aperto, dovresti portarlo a fare
più passeggiate invece di tenerlo chiuso in casa” e dire: “i bambini hanno bisogno di prendere
aria, sei d’accordo se lo portassimo al parco un’oretta? Prepariamo le sue cose insieme e andiamo
a fare una passeggiata”. Notate la differenza? E’ sempre un consiglio, ma nel primo caso è una
sottile critica, mentre nel secondo caso è un accompagnamento alla mamma che sta ancora
imparando ad adattarsi al suo ruolo.
Per non cadere nel fenomeno della mamma perfetta è fondamentale saper chiedere aiuto e saper
accettare gli aiuti, saper riconoscersi come donna, riscoprire il proprio valore e potenziale, dare un
senso alla propria vita che non implichi sottomettersi al ruolo di madre. Ricordiamoci che i genitori
sono i modelli su cui i figli plasmano il loro pensiero e il loro comportamento. Quando si diventa
genitori non esiste solo la responsabilità di prendersi cura di loro, ma anche quella di prendersi
cura di se stessi per poter essere modelli da seguire.
Fonti:
- La rabbia delle mamme, (A. Marcoli, 2011)
- Genitori che amano troppo (e figli che non riescono a crescere), (C. Thompson, 2008)
- Prendiamoci cura della maternità – esperienze di prevenzione psicologica perinatale, webinar
Formazione Continua in Psicologia a cura di dott.ssa V. Blasutti - Madri imperfette (in cerca d’autore), webinar Spazio Iris a cura di dott.sse C. Sempio e L. Lietti